RICONOSCERE CIO’ CHE E’
marco missinato
Pur mantenendo salda la consapevolezza
che tutto è luce, che tutto è meraviglioso,
che tutto è perfetto così com’è,
il breve riconoscimento dell’imperfezione
e dei chiaroscuri di ciò che in ogni momento
attraversa il nostro cammino all’interno del gioco umano
non solo innesca in noi
la capacità di discernere la quale rende possibile
il navigare il cammino della vita
attraverso i concetti di risonanza e dissonanza,
ma, anche e soprattutto,
attiva in noi il desiderio di sognare
attraverso il quale abbiamo modo di vivere noi stessi,
la nostra unicità ed il miracolo
che vibra dentro di noi.
La trilogia che pulsa dentro di noi
ora si è pienamente attivata:
colui che osserva il gioco ed il giocatore
e che sempre riconosce la perfezione in tutto.
Il gioco che presenta
una infinita varietà di chiaroscuri
(illusorie imperfezioni).
Il giocatore che attraverso il breve riconoscimento
dei chiaroscuri offerti dal gioco
si immerge in un processo creativo
che gli dà modo di vivere e riconoscere
sempre più se stesso.
Questa trilogia ci dà modo di diventare
maestri di quel paradosso
che vede la perfezione in tutto
ed allo stesso tempo
riconosce quell’illusoria e temporanea imperfezione
che gli da modo di vivere il gioco
all’interno del sogno umano.
marco missinato
laviadellanima.com
soundsofoneness.com
musica e testi di marco missinato
Su YouTube:
Trascrzione:
A volte mi capita di ascoltare magari da da una conversazione con con qualcuno in cui si condividono diverse situazioni del nostro momento. A volte mi capita di sentire queste informazioni di carattere spirituale, frammenti di informazioni di carattere spirituale dove si sostiene che tutto è sempre perfetto tutto è luce, tutto è meraviglioso. Tutto è sempre come deve essere. E dal mio sentire lo trovo assolutamente vero. E’ assolutamente vero che tutto è sempre perfetto, tutto è luce, tutto è esattamente come deve essere. Questa è la visione che dobbiamo mantenere sempre dentro di noi mentre navighiamo all’interno del sogno umano. È la visione olistica, la visione dell’osservatore che osserva il gioco e osserva il giocatore. Tutto è sempre luce, perché esiste solo luce. Tutto viene dalla luce. Ora, mentre questo è la consapevolezza di fondo di background, quindi mentre noi navighiamo nel nostro sogno come sottofondo musicale, sentiamo questa verità che tutto è sempre perfetto, che tutto è luce e quindi ogni persona che incontriamo è meravigliosa, è luce, è perfetta così com’è. Ogni situazione che attraversa la nostra strada è luce, è meravigliosa, è perfetta così com’è. Questo è il nostro soundtrack e’ la colonna sonora del nostro navigare attraverso il sogno umano. Questa è la visione di colui che osserva il gioco e il giocatore, ma malgrado questa sia la più profonda, la più viscerale delle verità, non può essere l’unico elemento della nostra navigazione. Perché per navigare il sogno umano dobbiamo riconoscerne i suoi chiaroscuri. Solo con il riconoscimento dei chiaroscuri possiamo attivare il nostro processo creativo, che è la ragione per cui siamo qui. Noi siamo qui non per passivamente decretare che tutto è perfetto e che tutto è luce, che sappiamo benissimo che è vero, perché da dove veniamo è tutto perfetto, è tutta luce. Ma noi abbiamo scelto il sogno umano per ingaggiarci nei chiari e scuri e riconoscerli, perché solo quando li riconosciamo possiamo giocare con i chiaroscuri, possiamo trasformarli in luce. Se continuiamo a dire che tutto è perfetto, non diventiamo partecipanti attivi al sogno umano e non c’è niente di male se questo è il ruolo che decidiamo di interpretare, quello di passivamente osservare senza ingaggiarsi nei chiaroscuri. Non c’è niente di sbagliato, ma sospetto che la nostra anima, al momento in cui ha scelto di incarnarsi in questo sogno umano, non ha detto Io mi posiziono all’interno del sogno umano solo come passivo osservatore. Posso garantirvi, almeno per quanto riguarda la mia anima. Non posso parlare per tutti, posso solo parlare per la mia anima, la mia anima. Quando decise di incarnarsi forse anche migliaia di volte, in questo straordinario gioco che è il sogno umano. La sua decisione non sprigionava dall’idea di essere un passivo osservatore, ma di essere il Creatore per eccellenza e quindi di buttarsi nel gioco dei chiaroscuri, sempre con il sottofondo che tutto è sempre perfetto e tutto è meraviglioso. Tutti sono bellissimi, tutti sono straordinari, ma allo stesso tempo riconoscere i chiaroscuri, perché è solo attraverso il riconoscimento dei chiaroscuri che si può giocare all’interno del sogno umano. Posso fare un esempio: mettiamo che io, per una qualunque ragione, sono entrato in possesso di una casa in campagna, una casa abbandonata. Con un bellissimo prato intorno. Avvolta nel silenzio della campagna. Assolutamente tutto è perfetto, la casa semi abbandonata, il silenzio della campagna, la luce, il vento, i fiori, gli alberi è tutto meravigliosa luce. Posso semplicemente contemplare questa situazione all’infinito o posso sentirmi ispirato da questa situazione per giocare all’interno del sogno umano. Ma per fare ciò devo riconoscere i chiaroscuri e quindi dentro di me c’è la parte maschile che si attiva e che vede ciò che è e la parte femminile che si attiva, che sente ciò che sogna. Quindi mi trovo di fronte a una casa semi diroccata e malgrado è meravigliosa e perfetta nella sua luce, riconosco che c’è un tetto da riparare, che c’è un muro da abbattere. Riconosco che giocando con i chiaroscuri questa casa posso creare una casa ancora più bella, ancora più perfetta, ancora più luminosa. Facendo esercizio della mia creatività e della mia unicità, della mia gioia. Io riconosco quello che è. E attraverso l’azione creativa, che è la ragione per cui ci siamo incarnati, agire in maniera creativa, così che possiamo avere delle esperienze e vivere noi stessi, comincio a plasmare, a lavorare sulla casa e quindi riconosco che il pavimento lo voglio creare in maniera diversa perché lo vedo che è rotto, che ci sono dei problemi, che fa dei rumori, che perde il rubinetto non funziona, che entrano spifferi, che le stanze sono troppo piccole le voglio più grandi. Posso riconoscere che la casa nella sua perfezione assolutamente è perfetta però è stata costruita con alcuni errori e questo riconoscimento dei chiaroscuri mi dà modo così di esercitare la mia creatività. Quindi, quando torniamo all’inizio di questa conversazione, in cui io sento persone che dicono Non devi dire che non è perfetto, è meraviglioso, è tutto perfetto, è tutta luce, assolutamente tutta luce. Ma finché non riconosciamo i chiaroscuri non possiamo agire e finché non possiamo agire il sogno non è così divertente. Quindi a quelli che dicono che tutto è sempre perfetto e tutti sono sempre meravigliosi e sono perfetta luce, io dico sì, è vero, è verissimo dal punto di vista dell’osservatore che osserva il gioco, tutto è sempre perfetto, ma dal punto di vista del giocatore che sta vivendo il gioco ci sono dei chiaroscuri che sono lì per farci giocare e quindi dobbiamo riconoscerli. Quindi non possiamo ostinarci a dire che tutto è sempre perfetto, Lo è, ma allo stesso tempo non lo è. Questo è il paradosso. Il paradosso è la parte maschile che vede ciò che è la parte femminile che sogna, ciò che desidera creare. Queste due energie devono paradossalmente vivere simultaneamente, quindi non si può essere troppo maschili e dire ci sono chiaroscuri e bisogna sempre lavorare. Tutto sbagliato, bisogna ricostruire, ma non si può neanche dire che è sempre tutto perfetto, è tutto meraviglioso e tutto luce. Le due cose devono convivere in una forma di paradosso Dobbiamo diventare maestri del paradosso per poter vivere appieno attraverso l’azione creativa del miracolo, di quella unicità irripetibile che è dentro di noi dobbiamo abbracciare questo paradosso dove vediamo simultaneamente sempre la perfezione, la luce in tutto e in tutti e allo stesso tempo ne riconosciamo i temporanei illusori, perché è un sogno, quindi sono illusori chiaroscuri. Quindi non abbiamo paura di dire, decretare ciò che è, perché attraverso il riconoscimento di ciò che è che possiamo giocare il sogno umano. Ora, riconoscere i chiaroscuri non vuol dire perdersi in essi e lasciarsi sbattere a destra e sinistra da reazioni emotive contratte. Non vuol dire abbandonarsi a un giudizio negativo o a sensi di superiorità o inferiorità. Vuol dire semplicemente riconoscere. L’altro giorno un gattino è venuto a bussare alla mia porta. Ho riconosciuto la meravigliosa vita, la splendida luce che esso portava. Ho anche riconosciuto che era malato, che aveva dei problemi fisici, che era attanagliato dalla paura ed era anche rabbioso. Voleva graffiare, era impaurito. No, devi vederlo solo luce. Al momento in cui ho riconosciuto questi suoi sintomi, pur apprezzando la sua luce, ho potuto operare per aiutarlo. Non mi sono lasciato andare a una reattività emotiva, poverino. Ma perché? Dramma.. Disperazione.. Non è giusto. Giudizi Perché fanno queste cose agli animali o semplicemente riconosciuto il paradosso, lo splendore della sua essenza luminosa ed il fatto che non stava bene il riconoscimento di tutte e due queste situazioni paradossali mi ha consentito di essere il più efficiente nel vivere l’esperienza che esso rappresentava. Se vedevo solo un gattino martoriato entravo nel dramma. Poi cosa sarebbe successo? Che questo dramma sarebbe entrato nella mia luce e avrebbe cominciato a giocare con me attraverso le mie emozioni. Avrei cominciato a sentire le ingiustizie di quello che succede in questo pianeta e gli animali che soffrono. E allora poi cosa succede? Che dovunque vado vedo animali che soffrono, vengono a me sempre e solo animali che soffrono perché ho focalizzato l’idea che gli animali soffrono. Colpa dell’uomo e quindi dovunque vado la sincronicità mi dà ragione, perché la vita mi dà sempre ragione. Quindi riconoscere i chiaroscuri non vuol dire avvolgerli con la nostra reattività emotiva. Vuol semplicemente dire riconoscere ciò che è, così da poter vivere l’esperienza. Quindi il riconoscimento dei chiaroscuri non include il dramma, non include la trilogia vittima carnefice. Salvatore non include la reattività emotiva, semplicemente il riconoscimento dei chiaroscuri ci dà modo di giocare con il sogno umano. Quindi un gattino entra nella mia vita, ne riconosco la sua luminosità, ma riconosco anche che ha fame e che c’è una zampetta spezzata o c’è una malattia. E in questo riconoscimento opero. Il paradosso adesso è pienamente attivo. Luce meravigliosa, perfetta, ma imperfezione all’interno del gioco umano. Bene, adesso possiamo giocare. Giochiamo col gattino, assaporiamo nella sua fragranza, condividiamo amore, viviamo l’esperienza che questo gattino ci vuol far vivere con la sua apparizione, perché esso è arrivato per farci ricordare tante cose di noi stessi che abbiamo scordato. La stessa cosa vale per una persona, una persona che fa parte della mia famiglia o qualcuno che in qualche modo sta attraversando la mia strada. Assolutamente, è perfetto, è meraviglioso, è pura luce e lo vedo e lo sento che è così, ma allo stesso tempo ne riconosco i chiari e gli scuri. Riconosco la sua struttura di personalità all’interno del suo viaggio nel sogno umano, perché se non riconosco ciò, pur simultaneamente e paradossalmente riconoscendone la sua meraviglia, il miracolo straordinario che risiede dentro di lui, se non riconosco, se non opero questo riconoscimento, non posso co-creare con lui. Molti sostengono, ma solo se lo vedi luce, lui o lei diventerà luce, risponderà a te come luce, e questo è giusto. Ma facendo così rimuovo le opportunità che i chiaroscuri si sono presentati di fronte a me e con la loro apparizione le opportunità per fare un’esperienza si sono presentate. Quindi arriva qualcuno è meraviglioso e luce pura luce. Ok, posso finire qui oppure posso entrare nel gioco e riconoscerne i chiaroscuri che hanno la capacità di rispecchiare i miei chiaroscuri. Ma ciò può avvenire solo attraverso la forza del riconoscimento, perché finché non riconosco i chiaroscuri e vedo sempre tutta luce, non ho nessuna ragione per agire. E se non agisco, non ho nessuna esperienza. Mi ricordo quando ero piccolo e anche durante l’adolescenza, nella mia essenza angelica era proprio così. Vedevo solo luce in tutto e in tutti, non importa in che forma essi apparivano di fronte ai miei occhi. Io mi emozionavo nel riconoscere in loro quella straordinaria, meravigliosa luce che veramente erano, al punto che a volte, spesso, le lacrime sgorgavano dai miei occhi. Ma poi, quando mi avvicinavo a loro per ingaggiare con loro in un processo creativo, le cose non quadravano, perché vedevo questa meravigliosa luce e poi in un atto di co-creazione che potrebbe essere una conversazione, un gioco fatto insieme, un’attrazione per un’altra forma che rappresenta il mondo femminile. Quando mi avvicinavo e cominciavo a interagire all’interno del gioco, ecco che questa luce perfetta manifestava a volte anche un’enorme serie di imperfezioni. E mi ci volle forse qualche decennio, perché la mia essenza angelica era così profondamente attiva che non riuscivo a ancorarmi nel sogno umano. Non riuscivo a riconoscere i chiaroscuri. Semplicemente la mia forma angelica trascendeva tutti i chiaroscuri. Non li vedevo, vedevo solo luce dappertutto e quindi ero sempre innamorato. Ero sempre estasiato, sentivo un amore per questa perfezione, questa luce perfetta che altro non era che quello che tutto è. Quando si ritorna alla fonte. Ma io non mi ero incarnato per continuamente solo riconoscere la luce in tutto, in tutti, mentre quello era un tassello fondamentale e importante che doveva rimanere attivo. Allo stesso tempo dovevo tuffarmi nei chiaroscuri. Solo quando cominciai a ingaggiarmi con i chiaroscuri, a riconoscere che dietro la perfezione della luce c’erano tutta un’infinità di chiaroscuri con cui giocare, solo allora ho cominciato veramente a vivere l’esperienza umana, il sogno umano. Prima ero una sorta di Gesù che camminava così e vedeva luce dappertutto, ma non era possibile nessun tipo di creatività. Non era possibile nessun tipo di interazione, perché non onoravo con il mio riconoscimento di qualsiasi persona che attraversava la mia strada o di qualunque situazione di fronte a me. Non la onoravo con il riconoscimento dei suoi chiaroscuri e finché non ho cominciato a onorare i suoi chiaroscuri non ho potuto cominciare a giocare. Quindi quello che è successo è che io ho mantenuto la consapevolezza profonda che tutto è luce e tutto è meraviglia. Tutto è bellissimo. Ma ho trovato la forza di riconoscere l’imperfezione nella perfezione, quindi di abbracciare questo paradosso. Quando ho cominciato ad abbracciare il paradosso, il sogno umano ha cominciato a diventare estremamente creativo e quindi sì, sono cominciati dei momenti di chiaroscuri, di alto, di basso, di luce, di oscurità. Ed è questa la ragione per cui siamo qua per vivere i chiaroscuri, non per essere perfetta luce. La fonte è perfetta luce ed essere la fonte in uno stato di perfetta luce. Adesso, chiaramente uso dei termini umani non è il modo migliore per descrivere ciò, ma è una noia mortale. Quindi la fonte per poter vivere se stessa deve cominciare a creare dei chiaroscuri, un mondo duale, una situazione in cui c’è un illusoria separazione, perché le separazioni sono tutte illusorie, ma in quella illusoria separazione noi possiamo giocare e vivere noi stessi. Finché tutto è luce non possiamo vivere noi stessi. Quindi da qui il paradosso tutto è luce, Tutti i chiaroscuri che stiamo vivendo in questo momento, in questo sogno, sono meravigliosi, sono perfetti e sono luce. E questa è una parte della verità che deve navigare silenziosamente nel sottofondo del nostro viaggio. Ma l’altra parte della verità è il riconoscimento dei chiaroscuri dell’imperfezione, non come giudizio e reazione emotiva, ma come possibilità per esprimere la nostra unicità, per esprimere il nostro gioco, per giocare, Perché siamo venuti qua per giocare. Come fai a giocare se c’è tutta luce? Se tutto è luce, come fai a giocare? Non è possibile. Per giocare ci devono essere dei chiaroscuri. Quindi ancora una volta quelli che mi dicono non devi parlare così di questa persona è perfetta così com’è, non dire che non è perfetta, devi visualizzarla perfetta. E io dico sì, è vero, assolutamente. Lo faccio continuamente, ma allo stesso tempo, se voglio giocare con questa persona che la sincronicità della vita ha messo di fronte a me per delle ragioni che possono essere esercitate solo attraverso il riconoscimento di questi chiaroscuri che questa persona rappresenta nella mia vita, finché continua a dire che è tutta luce, solo la luce, sono solo un osservatore passivo. Siamo qui per giocare, non per essere osservatori passivi. Quindi il paradosso la persona che è di fronte a me la vedo, la riconosco come una luce, ma allo stesso tempo gioco con i suoi chiaro oscuri che altro non sono che un riflesso dei miei. Allora la danza comincia Questa è la delizia del sogno umano e finché resistiamo questa delizia, invocando solo la parte femminile del nostro gioco, che è quella che dice che tutto è meraviglioso, tutto è perfetto. Finché non riconosciamo anche il fatto che nella sua perfezione imperfetta la nostra presenza non dico che sia inutile, ma è passiva. E anche la passività ha un suo ruolo. Ci sono anime che si incarnano e vengono qui e emettono una fragranza, una frequenza passiva che è molto importante perché aiuta moltissimo. Quindi vedono solo luce, solo amore e quindi stanno ore e ore a meditare e vedono solo Luce e solo amore, solo Luce, solo amore. E questo è un lavoro prezioso, meraviglioso. E dico grazie a queste anime che interpretano questo ruolo all’interno del sogno umano. Ma lasciatemi dire che queste sono eccezioni. La maggior parte di noi è venuta qui per ingaggiare con i chiaroscuri e quindi per riconoscere tutti gli aspetti di quell’anima o di quella situazione che in questo momento sta attraversando attraverso la sincronicità della vita, il nostro percorso. Quindi tutto è perfetto e tutto è imperfetto. L’imperfetto è perfetto, il perfetto è perfetto e l’imperfetto è perfetto. Riconosciamo la perfezione nell’imperfezione, ma poi agiamo in quella imperfezione. Non ignoriamo l’imperfezione ha bisogno del nostro riconoscimento. Finché non la riconosciamo, non entriamo nel gioco e non viviamo la straordinaria magnificenza del sogno umano. Ora, all’interno di questo paradosso. Più lo viviamo intensamente e più qualcosa di straordinario succede. E man mano che navighiamo sempre di più in profondità il sogno umano, ci accorgiamo che la durata del riconoscimento di ciò che è diventa sempre più breve e la durata del nostro tuffo in ciò che desideriamo sognare e vivere aumenta sempre di più. Infatti, per riconoscere ciò che è basta solo un istante, un attimo. Quell’attimo sprigiona in noi due situazioni, una ci fa discernere, ci dà l’abilità di discernere e attraverso il discernimento noi possiamo applicare le leggi di risonanza e dissonanza. E pertanto, in quel breve istante in cui riconosciamo ciò che è, con quel riconoscimento possiamo discernere e pertanto sentire una risonanza e avvicinarci o sentire una dissonanza e allontanarci. A questo punto il riconoscimento di ciò che è non scaturisce più da un processo razionale. A questo punto è puro istinto e quindi tu senti se devi girare a destra o devi girare a sinistra. Il tuo bisogno di riconoscere ciò che è non è più necessario più di un brevissimo istante, ma è ancora importante riconoscere ciò che è, anche se solo per un istante, perché in quel riconoscimento noi sentiamo il desiderio di sognare. Perché se tutto è luce, tutto è perfetto. Che bisogno abbiamo di sognare se tutto è luce, se tutto è perfetto, se tutto è meraviglioso non c’è bisogno di sognare il breve istante in cui riconosciamo ciò che è e quindi riconosciamo i chiaroscuri, ci dona il desiderio di sognare, ci dona il sogno. E quindi noi indugiamo nel riconoscere ciò che è per quel brevissimo istante necessario per acquisire discernimento e quindi, attraverso la risonanza e la dissonanza navighiamo il nostro viaggio. E quel brevissimo istante in cui riconosciamo ciò che è, ci fa sognare. Una volta che siamo saliti nel sogno, non abbiamo più bisogno di costantemente riconoscere ciò che è il riconoscimento di ciò che è a questo punto è stato semplicemente una scintilla, una scintilla che ci fa sognare. Una volta che quella scintilla ha innescato il nostro sogno, non è più necessario rivolgere la nostra attenzione sui dettagli di ciò che è. Quindi, tornando all’esempio della casa della vecchia casa, il riconoscimento di ciò che quella casa è mi porta immediatamente a due cose istantaneamente una mi fa discernere, mi fa decidere. Voglio danzare con questa casa o no? Sento una risonanza riguardo le possibilità creative che questa casa diroccata e abbandonata mi offre, oppure non sento una risonanza. Se sento una risonanza mi avvicino alla casa, se sento una dissonanza mi allontano. E la seconda cosa, forse la più importante, è che quel brevissimo riconoscimento che la casa così com’è non è perfetta mi fa sognare una nuova casa. A questo punto il mio discernimento scaturisce in me la gioia di una nuova casa e quindi mi avvicino alla vecchia casa e comincio a sognare una nuova casa. A questo punto non ho bisogno di indugiare troppo a lungo su tutti i dettagli del perché questa casa non è perfetta. Di tutti gli errori, di tutte le cose che non vanno bene. Non c’è più bisogno di fare ciò. Semplicemente agisco sul mio sogno e comincio a usare ciò che quella casa è per modellare il mio sogno. Molte persone che stanno navigando il sogno umano si abbandonano molto a lungo sul riconoscimento di ciò che è e sono quelli che avvolgono il loro il loro viaggio nel sogno umano, lo avvolgono con il raziocinio e quindi continuamente guardano la realtà. Bisogna guardare la realtà, questa è la vita. È così man mano che navigano, piano piano cominciano a dare sempre più fiducia al loro sogno e quindi il loro bisogno di riconoscere i chiaroscuri e riconoscere ciò che è diventa sempre più breve. Fino a che, come abbiamo detto, il riconoscimento di ciò che è, che comunque è ancora necessario ma è di brevissima durata, basta un istante e ancora una volta in quell’istante, quell’istante è un miracolo, è un dono. In quel riconoscimento istantaneo di ciò che è, quindi dei chiaroscuri che ho davanti Io immediatamente applico il mio discernimento e quindi scelgo se avvicinarmi o allontanarmi. E questo scegliere se allontanarmi o avvicinarmi scaturisce da quanto il riconoscimento di ciò che è sprigiona il me un sogno. Se questa casa sprigiona in me il sogno di una nuova casa, allora il mio discernimento mi fa avvicinare alla casa, mi fa usare il sogno casa così che posso creare. Oppure di fronte a una casa abbandonata non sento nessuna risonanza. Quel sogno che quella casa mi propone non mi risuona e quindi mi allontano. Ma non c’è più bisogno di stare lì a guardare, riconoscere tutti i chiaroscuri di quella casa. Basta un attimo. Senti la vibrazione del sogno che ti è di fronte, lo riconosci per quello che è, con tutti i suoi chiaroscuri. Per un brevissimo istante, in quel brevissimo istante decidi se abbracciarlo, includerlo nel tuo processo creativo e lasciarti andare al sogno che da esso scaturisce o ti allontani. E così è la stessa cosa. Per l’altro esempio, un gattino appare nel tuo viaggio, attraversa il tuo cammino, lo osservi per un brevissimo istante, lo riconosci per ciò che è. O un gattino si è rotto una zampetta. Ha bisogno di mangiare. Ti avvicini al gattino e se il tuo discernimento scaturisce una risonanza con quello che questa apparizione ti offre, ti avvicini, lo coccoli, lo aiuti, Cerchi di fare qualcosa riguardo la sua zampetta rotta o gli dai qualcosa da mangiare così non ha più fame. Ma tutto ciò ha una brevissima durata. Dopodiché cominci a nutrire quel sogno di questo gattino non perfetto, con tutti i suoi chiaroscuri, lo cominci a nutrirlo con un sogno di un gattino meraviglioso che è felice, che non ha nessun problema. Una volta che questo tuo sogno è partito, noterai che l’apparizione di un gattino ferito scompare e cominci a vedere solo gattini felici, così che tu puoi interagire per ragioni creative diverse di quelle precedenti. Quindi tutto è perfetto, tutto è luce, tutto è meraviglioso, tutto è esattamente com’è. Questa è la visione olistica che deve sempre essere dentro di noi. Attiva. Poi navighiamo nel sogno umano, quindi l’osservatore diventa anche giocatore e si confronta con il gioco. Gioca dal punto di vista del giocatore esistono dei chiaroscuri. Più il giocatore diventa abile, più breve è la durata del riconoscimento di questi chiaroscuri, fino al punto in cui il giocatore naviga attraverso il gioco e il riconoscimento dei chiaroscuri è un breve istante e tutto il resto del gioco è il suo sogno che si cristallizza. La trilogia adesso funziona perfettamente. l’Osservatore osserva il gioco, osserva il giocatore e vede la perfezione e la luce in tutto il gioco è un’infinità di chiaroscuri. Il giocatore attraversa questa infinità di chiaroscuri, li riconosce per un brevissimo istante e poi, attraverso il sogno che dentro di lui scaturisce, attraverso il riconoscimento di quei chiaroscuri, il giocatore trasforma il gioco. La trilogia, l’osservatore del gioco e giocatore, il giocatore e gioco è ora perfettamente sincronizzata. Possiamo ora vivere l’illusione della separazione nella maniera più creativa possibile, con assoluta mancanza di dramma, così che possiamo vivere noi stessi. Perché l’osservatore non può vivere sé stesso. l’Osservatore ha bisogno del giocatore e del gioco per vivere se stesso. E perché un gioco esista dobbiamo riconoscerne i chiaroscuri e il giocatore deve riconoscere quei chiaroscuri per un brevissimo istante, quel tempo sufficiente per sprigionare in sé il desiderio di sognare.