La nostra coscienza è il conduttore che deve sempre avere un potere decisionale superiore alle leggi o regole dettate dal ruolo che abbiamo deciso di interpretare e dal sistema che le impone.
“Sto solo facendo il mio lavoro” oppure “questa è la legge” non sono ragioni accettabili ed ammissibili per giustificare l’esecuzione di qualcosa che fà del male al prossimo o soffoca i diritti dell’essere umano.
La prima domanda da porsi, soprattutto nel caso in cui si si ha deciso di interpretare ruoli come ufficiale delle forze dell’ordine, militare, vigile urbano, agente del fisco, giudice o qualunque altra mansione che sostiene degli illusori toni autoritari, è sempre e solo una:
“facendo ciò che faccio, obbedendo a questo ordine, a questa legge o regola, sono di supporto alla vita e all’essere umano o contribuisco all’alienazione di entrambi?”